Quattordicesimo blog - versario.
Tra due giorni sarà il compleanno dell'animabella.
Leggo, quando posso Maigret e posso dire che amo sua moglie.
Ho tagliato i capelli volontariamente e colorati tante volte.
Non porto quasi più scarpe con il tacco - e questo mi dispiace -.
Ho una vita incasinata, disordinata e piena di colore, grazie a un'Orsetta che è sempre più grande.
Una carezza a chi ero, un bacio a chi non sono più.
Oggi ne sentivo il bisogno
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5.9.19
28.12.17
2017 - 2018
Mi hanno regalato un anello
pentagramma e ora devo imparare di nuovo come si scrive la musica perché ho
smesso di cantare, di suonare, di essere quella che ero. E mi manca un po’ chi
ero: testarda, che cantava sempre e soprattutto felice. Mi manca la mia
felicità sai? Quella spontanea, sempre presente, quella gioiosa e viva, quella
che sgorga e rende felice anche chi mi sta attorno. Mi vedo grigia ultimamente
e no, non è soltanto perché sarebbe ora di andare a fare la tinta. Mi vedo
grigia perché mi sto lasciando scorrere lungo il fiume: tengo il timone e la rotta,
direziono anche la barca (e già è un passo avanti rispetto a qualche anno fa),
ma non guardo più il paesaggio o lo guardo di rado. Non vedo fiorire i Calicantus,
non osservo stupita la neve sui monti, non mi lascio parlare dal vento che
soffia. Per fortuna non ho smesso di lasciarmi parlare dal mare, ma siamo
lontani e il dialogo è breve e non riesce a dirmi tutto, a tirarmi fuori tutto.
Non fraintendere, ho tantissime
cose e ne sono conscia: una casa, un frigorifero pieno, un conto con qualche
spicciolo, un marito e una figlia che mi amano, una bella famiglia alle spalle,
un lavoro e un ambiente di lavoro che amo nonostante tutto… insomma ho tantissime
cose, molte più di tante persone che conosco e non. E allora? Allora questo
senso di irrisolto che mi leggo addosso potrebbe sembrare quasi sciocco o
sbagliato o irriverente verso chi sta male o non ha tutto quello che io posso
fregiarmi con orgoglio di avere.
Però c’è. E’ lì che bussa allo
specchio sotto forma di quelle macchie che compaiono quando lo stress mi
mangia. “and If you don’t feel good,
what are you doing it for?” Niente, non sto facendo niente per trasformare questa
stasi. E questo anello ci voleva proprio, perché quando ho aperto la sua
scatola è stata come una epifania che ho dovuto elaborare e con la quale non ho
potuto scendere a compromessi.
Non ho rimpianti per questo 2017:
ha dato, ha tolto, alla fine è stato un anno come un altro.
Non chiedo nulla a questo 2018:
darà e toglierà, come tutti gli altri anni.
Chiedo qualcosa a me stessa però:
Vivi e lasciati vivere
Ama e lasciati amare
Canta, appena riesci
Suona, se puoi
Abbraccia sempre una volta in più di quello che vorresti
Ringrazia, per ogni giorno in più che ti è stato dato
Spero di tenerlo a mente ogni giorno.
30.8.16
Il vento ha usato i miei capelli come ordito
e come trama salsedine, sole e sabbia in parti uguali.
Ha sciacquato la mia anima nei gorghi d'acqua salata,
fatto impacchi di alghe alle ferite ancora aperte e doloranti.
Ha aiutato la mia pelle a cambiare colore, per la prima volta in tanti anni.
E con la pelle, altro è mutato, mentre sulla riva del mare di mattina presto, attendevo notizie di cari e amici sparsi per il centro italia, il giorno del terremoto.
E non lo so dire con esattezza, cosa sia successo, ma un mutamento è in atto e non lo so chiamare per nome.
e come trama salsedine, sole e sabbia in parti uguali.
Ha sciacquato la mia anima nei gorghi d'acqua salata,
fatto impacchi di alghe alle ferite ancora aperte e doloranti.
Ha aiutato la mia pelle a cambiare colore, per la prima volta in tanti anni.
E con la pelle, altro è mutato, mentre sulla riva del mare di mattina presto, attendevo notizie di cari e amici sparsi per il centro italia, il giorno del terremoto.
E non lo so dire con esattezza, cosa sia successo, ma un mutamento è in atto e non lo so chiamare per nome.
16.5.16
oggi mi sento un numero
Mi sono svegliata male, oggi.
Un piccolo seme di malessere, cresciuto con i chilometri e
il traffico, ed esploso con la colazione ritardata e tante piccole sciocchezze,
divenuto una gigantesca pianta di senape biblica.
E io odio la senape.
Nel pomeriggio sono arrivata a pensare da cosa deriva questo
malessere: “mi sento un numero” ho pensato, mentre una vocina dentro di me
sogghignava chiedendo “e che numero sei?”.
Sicuramente un numero dispari, ho pensato. Non generosamente
divisibile per intero, quindi dispari.
Un bel 7 così spigoloso e irritante. Numero primo. Non mi è
mai stato molto simpatico. Probabilmente sono un 7.
Ma anche un 8, anche se non è dispari, mi rappresenta molto,
con quelle pance… un otto sdraiato, che diventa un bell’infinito, un bell’ “eterno
ritorno” che rovista sempre nella mia vita e ancora e ancora.
Forse un 9, raggomitolato su se stesso e un po’ triste
(anche se mi è sempre stato simpatico).
Probabilmente un 1. Solo. Tanto solo. Per sua scelta e per
scelta degli altri.
Oggi va così. Mi sento un numero. Per la precisione, il
7.891.
La vocina è esplosa in una fragorosa risata.
Almeno lei.
18.4.16
Ultimamente le parole sono come un gatto arruffato che non vuole uscire dalla sua tana se non per brevi frasi scritte su un morbido taccuino nero che ho in borsa.
Oggi è il giorno del compleanno di O.
Ho visto una sua foto pubblicata e mi è venuto da piangere, perché non me lo ricordavo più quanto era bella quando stava bene. Quanto era elegante e con i capelli sempre in ordine.
Fuori piove, c'è il temporale.
Dentro uguale.
La luce è surreale, se solo ci vedessi meglio, se solo non avessi la febbre, sarebbe da alzarsi e fare una foto a questo stendino, alle piastrelle troppo colorate, ai fiori del giardino.
Invece vegeto. E scrivo come d'Annunzio, senza guardare. Rileggerò poi.
Cerco musiche per accompagnare i miei pensieri e non ne trovo, oggi.
Ho bisogno di Sentire i colori di un arcobaleno che mi dipinga il viso e i capelli e scenda a riempirmi il ventre di Gioia.
Ho bisogno di una Musica che mi faccia vibrare le corde dell'anima, di mani attente che mi suonino come un violoncello (mi sono sempre immaginata di essere un violoncello, come strumento musicale).
Ho bisogno di ritmo.
Per cominciare, dopo più di un anno, ho ricominciato a portare l'orologio. Non per essere schiava del tempo che corre, ma per sentire il suo confortante battito regolare e il suo peso sul polso, che non è più un giogo, ma un abbraccio.
Le nuvole corrono, i cambiamenti si susseguono così velocemente!
Ho bisogno di un mio ritmo,
di una mia musica,
di un mio arcobaleno.
E magari ci metterò anche qualche bolla di sapone
Oggi è il giorno del compleanno di O.
Ho visto una sua foto pubblicata e mi è venuto da piangere, perché non me lo ricordavo più quanto era bella quando stava bene. Quanto era elegante e con i capelli sempre in ordine.
Fuori piove, c'è il temporale.
Dentro uguale.
La luce è surreale, se solo ci vedessi meglio, se solo non avessi la febbre, sarebbe da alzarsi e fare una foto a questo stendino, alle piastrelle troppo colorate, ai fiori del giardino.
Invece vegeto. E scrivo come d'Annunzio, senza guardare. Rileggerò poi.
Cerco musiche per accompagnare i miei pensieri e non ne trovo, oggi.
Ho bisogno di Sentire i colori di un arcobaleno che mi dipinga il viso e i capelli e scenda a riempirmi il ventre di Gioia.
Ho bisogno di una Musica che mi faccia vibrare le corde dell'anima, di mani attente che mi suonino come un violoncello (mi sono sempre immaginata di essere un violoncello, come strumento musicale).
Ho bisogno di ritmo.
Per cominciare, dopo più di un anno, ho ricominciato a portare l'orologio. Non per essere schiava del tempo che corre, ma per sentire il suo confortante battito regolare e il suo peso sul polso, che non è più un giogo, ma un abbraccio.
Le nuvole corrono, i cambiamenti si susseguono così velocemente!
Ho bisogno di un mio ritmo,
di una mia musica,
di un mio arcobaleno.
E magari ci metterò anche qualche bolla di sapone
23.10.15
Appunti mentali di epifanie notturne
Ultimamente, oltre di moto, sto parlando di fotografia.
L’Orsa
non si ritiene una brava fotografa, anzi, anche se le piace molto trovare frasi
o versi o didascalie alle foto che scatta.
Ho avuto la fortuna di incontrare
persone che “ne sanno” e con cui ho potuto parlare della “bellezza” a cui si
cerca di dare voce nel fotografare corpi, specialmente a quelli delle donne.
Tutto questo mi ha portato a riflettere sul rapporto
che ho con il mio corpo e con il mio corpo segnato dalla malattia. Il problema
è che io non riesco a vederla l'eventuale bellezza del mio. La bellezza in
questo corpo in disfacimento dall' interno, in disfacimento all'esterno, non
per età ma per malattia, io non la vedo.
Sono cicatrici che non scompaiono e non credevo
fosse davvero ancora così
E’ come se vedessi ogni volta solo i difetti: le
smagliature, la cellulite, le cicatrici… Come se provassi ancora quella sensazione
brutta, nel contare le mie costole come un Cristo deposto dalla croce, che ho
provato tornando a casa dall'ospedale.
Sono felice di come sono ora, spessissimo mi piaccio,
vestita bene, con i tacchi, truccata.
Ma non posso dire di amare il mio corpo. Ci tolleriamo a
vicenda.
Mi è tornato in mente un post di Anna (animabella, quanto mi
manchi e quanto ci sei sempre!) e mi ha fatto rendere conto che il mio percorso
per riappropriarmi del mio corpo è ancora tutto in salita, più di quanto
pensassi.
E che forse sì, guardarmi con occhi pieni di tenerezza,
potrebbe aiutare.
21.10.15
Fagiani, serate assurde e pensieri a go go
Ieri sera, tornando a casa nel buio della Brianza, ho trovato nella discesa ai box un fagiano femmina.
Un posto decisamente insolito! La poverina però si è spaventata tantissimo e ha cercato di scappare volando via, non rendendosi conto che sopra di lei c'era un soffitto di cemento durissimo. Uno, due, tre colpi tremendi, dettati dal bisogno di scappare, dalla paura, dall'adrenalina. E poi basta. Ha agonizzato un minuto o poco meno, ed è morta lì sotto i miei occhi.
Era bellissima.
Erano anni che non ne vedevo una da così vicino.
Aveva le piume "vive" e già riempite di piumetta invernale.
Era meravigliosa e morta.
Mi sono sentita uno schifo.
Lo so, non ho colpe particolari, eppure è stata talmente una morte incomprensibile e sbagliata che tutto questo ha cominciato a "lavorare" dentro di me, segno di un altro tipo di malessere.
E quindi.
Come Samarcanda docet, non si sfugge alla Morte. Puoi scappare agli spari dei cacciatori, ma se è il tuo momento, è il tuo momento punto. Senza se e senza ma.
E soprattutto.
Cara Orsa, non puoi salvare tutti, rassegnati.
O se proprio non sei capace di abbassare il capo, continua nella tua battaglia contro i mulini a vento, sapendo già però che qualcuno lo perderai sul campo.
E' preciso, matematico e un dato di fatto, soprattutto perché per salvare qualcuno, quel qualcuno deve voler essere salvato.
Se no, fa la fine della fagiana.
Un posto decisamente insolito! La poverina però si è spaventata tantissimo e ha cercato di scappare volando via, non rendendosi conto che sopra di lei c'era un soffitto di cemento durissimo. Uno, due, tre colpi tremendi, dettati dal bisogno di scappare, dalla paura, dall'adrenalina. E poi basta. Ha agonizzato un minuto o poco meno, ed è morta lì sotto i miei occhi.
Era bellissima.
Erano anni che non ne vedevo una da così vicino.
Aveva le piume "vive" e già riempite di piumetta invernale.
Era meravigliosa e morta.
Mi sono sentita uno schifo.
Lo so, non ho colpe particolari, eppure è stata talmente una morte incomprensibile e sbagliata che tutto questo ha cominciato a "lavorare" dentro di me, segno di un altro tipo di malessere.
E quindi.
Come Samarcanda docet, non si sfugge alla Morte. Puoi scappare agli spari dei cacciatori, ma se è il tuo momento, è il tuo momento punto. Senza se e senza ma.
E soprattutto.
Cara Orsa, non puoi salvare tutti, rassegnati.
O se proprio non sei capace di abbassare il capo, continua nella tua battaglia contro i mulini a vento, sapendo già però che qualcuno lo perderai sul campo.
E' preciso, matematico e un dato di fatto, soprattutto perché per salvare qualcuno, quel qualcuno deve voler essere salvato.
Se no, fa la fine della fagiana.
7.10.15
Scighera
Scighera.
La nebbia, come si dice da queste parti.
Questa mattina l'ho trovata alla soglia di casa e mi sono stupita: è la prima dell'autunno e mi sembra così presto.
Era una nebbiolina leggera, grigina, che si era adagiata sui campi come una coperta leggera e delicata.
Avrei voluto fermarmi e odorarla, fotografarla, lasciare che mi scorresse addosso.
Scighera. Che nome buffo, no?
La nebbia, come si dice da queste parti.
Questa mattina l'ho trovata alla soglia di casa e mi sono stupita: è la prima dell'autunno e mi sembra così presto.
Era una nebbiolina leggera, grigina, che si era adagiata sui campi come una coperta leggera e delicata.
Avrei voluto fermarmi e odorarla, fotografarla, lasciare che mi scorresse addosso.
Scighera. Che nome buffo, no?
2.10.15
Passaggio di testimone
Ci sono ricette che sono preziosi ricordi.
Quella di oggi ha un profumo e un gusto particolare: sa di infanzia, di legame materno, di partecipazione alla preparazione della festa.
E' una ricetta preziosa, che profuma la casa dal giorno prima della cottura, inebriando i sensi di cioccolato fondente, di cacao amaro, di amaretti, biscotti secchi, rum e cognac.
E' una torta impegnativa e verso la quale ho sempre un timore reverenziale: domani la cottura.
Oggi l'assaggio dell'impasto, affidato a mia figlia, come una volta facevo io prima di lei:
"Orsetta, ci sono tutti i sapori? Secondo te è abbastanza dolce o ci vuole ancora un po' di zucchero?"
E ci ha pensato, seriamente e mi ha risposto, con suo gusto e allo stesso tempo correttamente.
Era felicissima, lei, investita dell'onere-onore.
Sono con le lacrime agli occhi, io, ora che posso non farmi vedere.
Quella di oggi ha un profumo e un gusto particolare: sa di infanzia, di legame materno, di partecipazione alla preparazione della festa.
E' una ricetta preziosa, che profuma la casa dal giorno prima della cottura, inebriando i sensi di cioccolato fondente, di cacao amaro, di amaretti, biscotti secchi, rum e cognac.
E' una torta impegnativa e verso la quale ho sempre un timore reverenziale: domani la cottura.
Oggi l'assaggio dell'impasto, affidato a mia figlia, come una volta facevo io prima di lei:
"Orsetta, ci sono tutti i sapori? Secondo te è abbastanza dolce o ci vuole ancora un po' di zucchero?"
E ci ha pensato, seriamente e mi ha risposto, con suo gusto e allo stesso tempo correttamente.
Era felicissima, lei, investita dell'onere-onore.
Sono con le lacrime agli occhi, io, ora che posso non farmi vedere.
18.9.15
E tutto parla ancora di te,
come questa stupida cartelletta
con i vecchi "studi di settore".
Oggi mi sa che non ce la faccio
a farcela.
come questa stupida cartelletta
con i vecchi "studi di settore".
Oggi mi sa che non ce la faccio
a farcela.
15.9.15
Rumori
Oggi ho per la testa solo rumori di cucina.
Il rumore del santoku sul tagliere di legno d’ulivo mentre taglio carote a dadini per il soffritto, netto, preciso e secco.
L’acqua che borbotta mentre bolle in attesa della pasta e il vapore che sale in movimento continuo, come un coro gospel.
I miei denti che mordono un pezzo di sedano croccante rubato alle preparazioni.
Le mezze maniche che scivolano dal contenitore al piatto della bilancia.
Poi le penne.
Poi i risoni.
Poi il riso.
Suoni ogni volta differenti, dal più grave al più acuto. L’avete mai notato? Che ogni pasta ha il suo rumore: perfino gli gnocchi fanno un piccolo *puf* nel piatto.
Il rumore della mannaia tenuta a due mani, che fende l'aria per tagliare il collo del fagiano selvatico, che si mischia al mio respiro trattenuto.
Quello del guanciale rigorosamente assisano che sfrigola lento nel suo stesso grasso.
Quello della mezzaluna che va e torna rapida sminuzzando prezzemolo.
Quello del coltello, più preciso, sminuzzando rosmarino ed erbe aromatiche.
Quello lieve lieve, mentre eviscero pesce fresco.
Quello sussurrato, della pasta che lievita nella ciotola in vetro, al caldo.
Mi manca la cucina. Mi manca cucinare, per piacere. Mi manca cucinare quello che mi gira.
Mi manca soprattutto, il poterlo mangiare.
E questo pensiero ha il rumore di una tazza che cade e va in frantumi, spargendo per gli angoli della casa la sua essenza che era e non sarà più.
Tornerò a godere dei rumori.
E dei profumi, almeno.
Il rumore del santoku sul tagliere di legno d’ulivo mentre taglio carote a dadini per il soffritto, netto, preciso e secco.
L’acqua che borbotta mentre bolle in attesa della pasta e il vapore che sale in movimento continuo, come un coro gospel.
I miei denti che mordono un pezzo di sedano croccante rubato alle preparazioni.
Le mezze maniche che scivolano dal contenitore al piatto della bilancia.
Poi le penne.
Poi i risoni.
Poi il riso.
Suoni ogni volta differenti, dal più grave al più acuto. L’avete mai notato? Che ogni pasta ha il suo rumore: perfino gli gnocchi fanno un piccolo *puf* nel piatto.
Il rumore della mannaia tenuta a due mani, che fende l'aria per tagliare il collo del fagiano selvatico, che si mischia al mio respiro trattenuto.
Quello del guanciale rigorosamente assisano che sfrigola lento nel suo stesso grasso.
Quello della mezzaluna che va e torna rapida sminuzzando prezzemolo.
Quello del coltello, più preciso, sminuzzando rosmarino ed erbe aromatiche.
Quello lieve lieve, mentre eviscero pesce fresco.
Quello sussurrato, della pasta che lievita nella ciotola in vetro, al caldo.
Mi manca la cucina. Mi manca cucinare, per piacere. Mi manca cucinare quello che mi gira.
Mi manca soprattutto, il poterlo mangiare.
E questo pensiero ha il rumore di una tazza che cade e va in frantumi, spargendo per gli angoli della casa la sua essenza che era e non sarà più.
Tornerò a godere dei rumori.
E dei profumi, almeno.
16.6.15
Dimenticare la cartelletta con tutta la propria storia
clinica.
Dimenticarla nella farmacia di fronte l’ambulatorio dell’ultima
visita in cui ti hanno confermato che sì, sei cronica al quadrato e che sì, sei
cronica “strana” che a noi la normalità non piace.
Accorgersene solo perché quelle anime pie della farmacia se
ne accorgono e ti telefonano dopo 3 giorni che per grazia ricevuta ci deve
essere stato il tuo numero di cellulare da qualche parte lì dentro.
Come lo vogliamo chiamare?
Arteriosclerosi o Rifiuto del riconoscersi come malato?
Adesso ci rido e mi do della “cronica al quadrato”. Ma al
momento, scoprire che al mio sistema immunitario oltre che il mio intestino fa
schifo anche la mia pelle non è stato molto piacevole…
6.5.15
E poi...
E poi arrivò la tempesta.
E fu come se non avessi mai visto la pioggia.
Come se non avessi mai visto un temporale.
Come se non avessi mai visto la forza distruttrice della natura.
E poi arrivò la tempesta.
E il vento dal quale mi lasciavo attraversare si oppose
e cercò di abbattere ogni muscolo, ogni volontà,
lasciandomi senza forze e senza voce.
Sono sola come dice Quasimodo?
Sono un'isola ?
Sono esanime, con il cuore a pezzi e l'animo in tintoria.
*******************************************************************************
Quattro by pass coronarici d'urgenza a mio padre.
Ecco il bottino spiccio dei giorni d'assenza.
E fu come se non avessi mai visto la pioggia.
Come se non avessi mai visto un temporale.
Come se non avessi mai visto la forza distruttrice della natura.
E poi arrivò la tempesta.
E il vento dal quale mi lasciavo attraversare si oppose
e cercò di abbattere ogni muscolo, ogni volontà,
lasciandomi senza forze e senza voce.
Sono sola come dice Quasimodo?
Sono un'isola ?
Sono esanime, con il cuore a pezzi e l'animo in tintoria.
*******************************************************************************
Quattro by pass coronarici d'urgenza a mio padre.
Ecco il bottino spiccio dei giorni d'assenza.
13.2.15
Dolori
Il dolore,
quello forte, quello travolgente,
me lo sono sempre immaginata come una bestia incatenata che urla.
Urla, urla fortissimo e ti fa salire l'ansia, ti fa accelerare i battiti e il respiro e l'ultima cosa che si ha voglia di fare è quella di andare incontro a questo dolore, vederlo in faccia, scontrarcisi per uscirne vincitori o vinti ma almeno uscirne.
Solo oggi mi sono accorta,
nel silenzio della stanza, mentre facevo entrare la luce di questo giorno grigio dalle tapparelle, mentre il battito aumentava e il respiro si faceva affannoso di paura, mentre lui urlava,
solo oggi mi sono accorta
che questo dolore, quello che provo ora e da qualche tempo
è solo un piccolo bimbo in fasce che piange e urla e si contorce perché non è in grado di badare a se stesso;
solo oggi mi sono accorta
che le urla che tanto mi spaventavano erano solo amplificate dal mio torace che faceva cassa di risonanza.
Solo oggi mi sono accorta
che questo dolore ha solo bisogno di essere preso per mano per essere quietato
e per la prima volta in vita mia,
questo dolore
mi ha fatto tenerezza.
quello forte, quello travolgente,
me lo sono sempre immaginata come una bestia incatenata che urla.
Urla, urla fortissimo e ti fa salire l'ansia, ti fa accelerare i battiti e il respiro e l'ultima cosa che si ha voglia di fare è quella di andare incontro a questo dolore, vederlo in faccia, scontrarcisi per uscirne vincitori o vinti ma almeno uscirne.
Solo oggi mi sono accorta,
nel silenzio della stanza, mentre facevo entrare la luce di questo giorno grigio dalle tapparelle, mentre il battito aumentava e il respiro si faceva affannoso di paura, mentre lui urlava,
solo oggi mi sono accorta
che questo dolore, quello che provo ora e da qualche tempo
è solo un piccolo bimbo in fasce che piange e urla e si contorce perché non è in grado di badare a se stesso;
solo oggi mi sono accorta
che le urla che tanto mi spaventavano erano solo amplificate dal mio torace che faceva cassa di risonanza.
Solo oggi mi sono accorta
che questo dolore ha solo bisogno di essere preso per mano per essere quietato
e per la prima volta in vita mia,
questo dolore
mi ha fatto tenerezza.
12.2.15
Sogni
Ti ho sognata questa notte.
Come è già successo, in questi mesi.
Ma questa notte è stato diverso, perché ti ho sognata ammalata.
Ti ho "vista" nel sogno come ti hanno descritta ieri, come non so se ti vedrò mai, ma è stato un attimo: poi sei tornata tu, con le unghie perfette, laccate di rosso, i capelli lunghi raccolti e il trucco; ma restavi comunque a letto e comunque non parlavi.
Ti ho preso la mano
e ho notato ancora quanto fossero sottili le tue dita e quanto fosse stretta la tua fede.
Ti ho preso la mano
e ti ho ringraziata.
Per tutto quello che mi hai insegnato, per tutto il bene che hai voluto a me e all'Orsetta, ti ho detto quanto mi mancavi e quanto avrei voluto che fossi con me e tu sorridevi e respiravi piano.
E poi guardavo a terra
e quando alzavo lo sguardo non eri più in un letto, ma in una bara
e intorno tutto era pianto
e mi guardavo le mani
ed ero io, ora, ad avere lo smalto rosso.
Mi sono svegliata senza respiro e con la paura di accendere il cellulare
e poi ho scoperto che invece, hai avuto una buona nottata.
Chissà se sono venuta nei tuoi sogni.
Io ci credo ancora, che sia possibile.
Come è già successo, in questi mesi.
Ma questa notte è stato diverso, perché ti ho sognata ammalata.
Ti ho "vista" nel sogno come ti hanno descritta ieri, come non so se ti vedrò mai, ma è stato un attimo: poi sei tornata tu, con le unghie perfette, laccate di rosso, i capelli lunghi raccolti e il trucco; ma restavi comunque a letto e comunque non parlavi.
Ti ho preso la mano
e ho notato ancora quanto fossero sottili le tue dita e quanto fosse stretta la tua fede.
Ti ho preso la mano
e ti ho ringraziata.
Per tutto quello che mi hai insegnato, per tutto il bene che hai voluto a me e all'Orsetta, ti ho detto quanto mi mancavi e quanto avrei voluto che fossi con me e tu sorridevi e respiravi piano.
E poi guardavo a terra
e quando alzavo lo sguardo non eri più in un letto, ma in una bara
e intorno tutto era pianto
e mi guardavo le mani
ed ero io, ora, ad avere lo smalto rosso.
Mi sono svegliata senza respiro e con la paura di accendere il cellulare
e poi ho scoperto che invece, hai avuto una buona nottata.
Chissà se sono venuta nei tuoi sogni.
Io ci credo ancora, che sia possibile.
6.10.14
E d'improvviso t'accorgerai
che ti è solo stato dato indietro
solo quanto hai donato,
che l'amicizia vera
conosce fin nel profondo dell'animo,
senza sconti,
ma anche senza pene,
e che niente torna indietro,
tutto cambia incessantemente,
che le ferite sanguinano
anche quando sono cicatrici.
Autunno sfoglia alberi
come fossero margherite di campo
e ogni foglia è un pensiero
che si deposita sulla mia anima.
che ti è solo stato dato indietro
solo quanto hai donato,
che l'amicizia vera
conosce fin nel profondo dell'animo,
senza sconti,
ma anche senza pene,
e che niente torna indietro,
tutto cambia incessantemente,
che le ferite sanguinano
anche quando sono cicatrici.
Autunno sfoglia alberi
come fossero margherite di campo
e ogni foglia è un pensiero
che si deposita sulla mia anima.
26.7.14
di Polla - compleanno
Cara figlia,
oggi è il tuo 3° compleanno!
E' quasi finito il mese di asilo nido supplementare, l'estate in questo 2014 non si fa vedere più di tanto e mamma e papà lavorano tanto (è bene scriverlo, che di questi tempi non è così scontato).
Festeggeremo dai nonni e poi dagli altri nonni in montagna e poi forse con gli amici la prossima settimana: chissà quanti regali, quante emozioni!
Amici.
Con che semplicità tu definisci "amico" colui o colei che condivide con te la giornata, la sorte, i pasti, le lacrime e i giochi. Per te ora è sufficiente questa condivisione, chissà se in futuro sarai più selettiva. Eppure, la definizione che ne dai tu, non è forse la più vera e piena?
Mi hai chiesto in regalo una candelina da mettere sulla torta, ma non una qualunque, una di Peppa Pig! E pur esistendo (su internet ne ho trovate), non c'è stato verso di trovare un negozio in cui risolvere questo tuo desiderio! Allora mamma s'è messa di impegno e ha trovato candela e pupazzetto, papà ha trovato il supporto e con un po' di manualità ecco la candela che hai chiesto! Mi piace l'idea di regalarti una piccola luce per il compleanno, un piccolo faro nella tua vita da spegnere e ricordare per andare avanti alla tappa successiva.
Sei cresciuta tanto e vuoi essere "grande" quindi hai anche una discreta fretta di crescere ancora! Non correre piccola mia, gustati tutte le esperienze che stai facendo, ascolta i consigli di mamma e papà, non pensare che siano catene che imbrigliano la tua voglia di volare!
Qualche sera fa mi hai chiesto cos'è la guerra.
Ti ho risposto che quando i grandi litigano tanto tanto, quella si chiama guerra.
Ti è bastato.
Ma il giorno dopo ho trovato su internet questa frase e te la riporto, perché quando sarai abbastanza grande per leggere e capire queste parole, allora queste parole arricchiranno anche te
"I kept asking who did it?
Israel? Palestina?
Russians? Ukraine?
Then my mom answered.
Humans.
Humans killing Humans"
E' tutto in un equilibrio delicato, la questione tra Russia e Ucraina per la Crimea, la questione tra Ebrei e Palestinesi per Israele (e anche tra ebrei sionisti e anti sionisti). Da quando sei nata sono le "litigate" più grandi di cui si sente parlare, senza contare tutto quel che accade in Africa ed è taciuto.
Non so la tua generazione cosa si troverà ad affrontare, bimba mia. Ma spero che impariate che la violenza, le bombe, la morte, non sono la soluzione, e che il dolore causato apposta, porta solo altro dolore.
Ti amo tanto,
sei sempre nel mio cuore,
sono sempre nel tuo cuore.
La tua mamma
oggi è il tuo 3° compleanno!
E' quasi finito il mese di asilo nido supplementare, l'estate in questo 2014 non si fa vedere più di tanto e mamma e papà lavorano tanto (è bene scriverlo, che di questi tempi non è così scontato).
Festeggeremo dai nonni e poi dagli altri nonni in montagna e poi forse con gli amici la prossima settimana: chissà quanti regali, quante emozioni!
Amici.
Con che semplicità tu definisci "amico" colui o colei che condivide con te la giornata, la sorte, i pasti, le lacrime e i giochi. Per te ora è sufficiente questa condivisione, chissà se in futuro sarai più selettiva. Eppure, la definizione che ne dai tu, non è forse la più vera e piena?
Mi hai chiesto in regalo una candelina da mettere sulla torta, ma non una qualunque, una di Peppa Pig! E pur esistendo (su internet ne ho trovate), non c'è stato verso di trovare un negozio in cui risolvere questo tuo desiderio! Allora mamma s'è messa di impegno e ha trovato candela e pupazzetto, papà ha trovato il supporto e con un po' di manualità ecco la candela che hai chiesto! Mi piace l'idea di regalarti una piccola luce per il compleanno, un piccolo faro nella tua vita da spegnere e ricordare per andare avanti alla tappa successiva.
Sei cresciuta tanto e vuoi essere "grande" quindi hai anche una discreta fretta di crescere ancora! Non correre piccola mia, gustati tutte le esperienze che stai facendo, ascolta i consigli di mamma e papà, non pensare che siano catene che imbrigliano la tua voglia di volare!
Qualche sera fa mi hai chiesto cos'è la guerra.
Ti ho risposto che quando i grandi litigano tanto tanto, quella si chiama guerra.
Ti è bastato.
Ma il giorno dopo ho trovato su internet questa frase e te la riporto, perché quando sarai abbastanza grande per leggere e capire queste parole, allora queste parole arricchiranno anche te
"I kept asking who did it?
Israel? Palestina?
Russians? Ukraine?
Then my mom answered.
Humans.
Humans killing Humans"
E' tutto in un equilibrio delicato, la questione tra Russia e Ucraina per la Crimea, la questione tra Ebrei e Palestinesi per Israele (e anche tra ebrei sionisti e anti sionisti). Da quando sei nata sono le "litigate" più grandi di cui si sente parlare, senza contare tutto quel che accade in Africa ed è taciuto.
Non so la tua generazione cosa si troverà ad affrontare, bimba mia. Ma spero che impariate che la violenza, le bombe, la morte, non sono la soluzione, e che il dolore causato apposta, porta solo altro dolore.
Ti amo tanto,
sei sempre nel mio cuore,
sono sempre nel tuo cuore.
La tua mamma
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26.11.13
La Brianza è bella.
A volte grigia e plumbea e soffocante.
A volte così piena di colore da lasciare senza fiato, come in giornate invernali come questa, dove il termometro è passato dai -1°C di questa mattina alle 08.00 ai +8°C delle 12.00 fino a una temperatura imprecisata delle 16.30: un cielo terso e il sole che tramonta e tinge di un rosa impossibile da definire e bellissimo le mie amate Grigne colme di neve fresca.
Una sensazione che dura pochissimi minuti, tanti quanti ne mette il sole a scomparire, e allo stesso tempo meravigliosa, perchè ti fa rendere conto di quanto è grande l'immensità di questa Natura che non capiremo mai fino in fondo e ti fa stare zitta zitta, quasi senza respirare, per non rovinare l'attimo e l'adesso.
********************************************************************************
Ti penso ogni giorno, Anna.
E questo pensiero è come un'altalena che oscilla tra serenità e dolore - oggi va bene, è dal lato "serenità".
Quante volte ti ho descritto la mia Brianza, in tutte le stagioni, in tutti i climi, in tutti i suoi colori e ogni volta era un cercare di farti capire con pochi caratteri un mondo di emozioni che suscitavano profumi, luci e ombre.
Oggi sono serena, nonostante tutto, e ti penso, leggera.
A volte grigia e plumbea e soffocante.
A volte così piena di colore da lasciare senza fiato, come in giornate invernali come questa, dove il termometro è passato dai -1°C di questa mattina alle 08.00 ai +8°C delle 12.00 fino a una temperatura imprecisata delle 16.30: un cielo terso e il sole che tramonta e tinge di un rosa impossibile da definire e bellissimo le mie amate Grigne colme di neve fresca.
Una sensazione che dura pochissimi minuti, tanti quanti ne mette il sole a scomparire, e allo stesso tempo meravigliosa, perchè ti fa rendere conto di quanto è grande l'immensità di questa Natura che non capiremo mai fino in fondo e ti fa stare zitta zitta, quasi senza respirare, per non rovinare l'attimo e l'adesso.
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Ti penso ogni giorno, Anna.
E questo pensiero è come un'altalena che oscilla tra serenità e dolore - oggi va bene, è dal lato "serenità".
Quante volte ti ho descritto la mia Brianza, in tutte le stagioni, in tutti i climi, in tutti i suoi colori e ogni volta era un cercare di farti capire con pochi caratteri un mondo di emozioni che suscitavano profumi, luci e ombre.
Oggi sono serena, nonostante tutto, e ti penso, leggera.
22.11.13
4.11.13
E' buio la mattina quando esco di casa.
E' buio la sera quando rientro.
Buia è una parte di anima che non mi fa scrivere, che non si lascia interrogare, che vegeta.
Non è che la mia vita sia buia, intendiamoci: non abito più il tunnel arredato di qualche anno fa.
Ho una teppa colorata con le sue mille domande esistenziali, ho tutto quel che posso volere e anche Pdor vegeta tranquillo, cullato dal mio andirivieni.
Ma c'è una parte di me,
quella che improvvisamente specchiandomi in una vetrina mi mostra gli anni che porto (e non sono poi molti, ma sono più di quelli che mi sento), mi chiede il conto delle azioni, degli affetti, degli addii.
E' quella parte che mi ha tormentata, per la prima volta da che ricordo, durante il giro dei miei cari e amici al cimitero: invece di uscirne "in pace", come sempre, sono uscita frastornata e con una voragine al posto del cuore.
Devo trovare un pò di tempo per metabolizzare.
E' buio la sera quando rientro.
Buia è una parte di anima che non mi fa scrivere, che non si lascia interrogare, che vegeta.
Non è che la mia vita sia buia, intendiamoci: non abito più il tunnel arredato di qualche anno fa.
Ho una teppa colorata con le sue mille domande esistenziali, ho tutto quel che posso volere e anche Pdor vegeta tranquillo, cullato dal mio andirivieni.
Ma c'è una parte di me,
quella che improvvisamente specchiandomi in una vetrina mi mostra gli anni che porto (e non sono poi molti, ma sono più di quelli che mi sento), mi chiede il conto delle azioni, degli affetti, degli addii.
E' quella parte che mi ha tormentata, per la prima volta da che ricordo, durante il giro dei miei cari e amici al cimitero: invece di uscirne "in pace", come sempre, sono uscita frastornata e con una voragine al posto del cuore.
Devo trovare un pò di tempo per metabolizzare.
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