28.2.14

di uova rotte nel paniere

Ieri sera spesa con la Polletta. Era contentissima di venire, ma poi si è stancata, io pure e sono partiti i capricci (suoi) e il muso duro (mio).
Tornati a casa, ancora con il broncio entrambe, mi aiuta a sistemare la spesa (lei prende le cose dal sacchetto, io le ripongo); indugio un momento di troppo su una confezione e succede l'irreparabile: ha deciso di prendere la confezione delle uova (che non doveva prendere), con tanta, troppa foga. Risultato? La confezione di plastica delle uova sfugge all'involucro di cartone e vola per la cucina scaraventandosi sul pavimento, aprendosi, rimbalzando e eiettando in aria tutte e sei le uova.

Terrore negli occhi della Polletta incredula.
Mamma Orsa che si trasforma in Godzilla.

Che poi lo so che se lascio le uova alla portata di una bimba di 2 anni e mezzo e le uova si sfracellano a terra è ancora colpa mia, che è piccola e tutto quel che volete.

Però ero davvero tanto stanca e mi sono arrabbiata tantissimo, soprattutto perché non avevo voglia di cucinare cose al di fuori della cena già stabilita e anelavo a una dormita colossale.

Ci ho messo un paio d'ore a farmela passare, sapendo di sbagliare anche in questo caso.

Però poi ci siamo chieste scusa a vicenda, guardando il plumcake - esperimento, che lievitava baldanzoso nel forno (delle 6 uova, 1 si è salvata, 1 ha perso l'albume e le altre erano "solo" crepate in modo vistoso).

Questa mattina l'abbiamo mangiato di colazione: era meraviglioso! E ve lo dice una che non ama molto i plumcake!

Così mi è uscita una "perla di saggezza" che ho condiviso subito con la Polletta:

"Vedi", le ho detto "alla fine si sono rotte le uova, ma abbiamo ottenuto un plumcake buonissimo! Sai, bisognerebbe sempre fare così anche nella vita. Succederà che le cose non vadano come vorremmo o vadano proprio male: bisogna cercare di tirare fuori il bello e il buono da ogni situazione!"

Lei mi ha guardata, e mi ha risposto " *munch**munch* si si *munch**munch*", e mi è andato bene così.

Ma ho aggiunto "Questo non vuol dire che la prossima volta devono cadere per terra 6 uova per fare una torta eh!!!".

E abbiamo riso. Tantissimo. : )

7.2.14

ultima lezione

E così è andata anche l'ultima lezione.
E' stata bella, divertente, interessante e abbiamo sforato di 1 ora rispetto al programma.
Ho realizzato uno dei sogni che sedimentavano nel fondo dell'anima, molto propensi a restare là: imparare a temperare il cioccolato. Diciamola meglio và: imparare la teoria e visualizzare la pratica corretta che porta a temperare il cioccolato.La voglia di provare, ora, è infinita.
Ho scoperto un dolce che ho sempre snobbato: i Macarons. E, come dire, UAU. (e pure questi sto seriamente meditando di farli).

Ho finito il corso capendo che la pasticceria, come del resto la cucina, come del resto la vita,  è una pratica rigida e Zen allo stesso tempo scandita da tempi corretti, azioni e attese. e "l'Amore" che si può  mettere nei piatti / dolci che si preparano è proprio il rispetto di queste 3 cose. L'Amore verso se stessi, è fatto dal rispetto di queste 3 cose e senza queste 3 cose anche Amare gli altri diventa un groviglio destinato solamente ad attorcigliarsi su se stesso in preda alla fretta di rincorrere azioni e all'accorciare attese.

C'è un libro che amo molto, è il piccolo Principe. In uno dei capitoli, il piccolo Principe incontra un venditore di pillole che calmano la sete per una settimana: le vendeva perché così la gente poteva risparmiare 53 minuti a settimana

"E che cosa se ne fa di questi cinquantatré minuti?"
"Se ne fa quel che si vuole.. ."
"Io", disse il piccolo principe, "se avessi cinquantatré minuti da spendere, camminerei adagio adagio verso una fontana…"

da brava Brianzola, la digestione di questa frase non è mai stata completata.
Ma prima taiji, poi la nascita della Polletta e infine questo corso, mi hanno portato a "farla mia".

Davvero, io non pensavo, non credevo, che un corso di pasticceria potesse darmi altro oltre alle indicazioni tecniche e pratiche di esecuzione delle ricette: ho ricevuto in cambio la chiave per scegliere ogni giorno, almeno un pochino, di varcare la soglia del cambiamento.

E, che dire: UAU.