30.5.13

Quando qualcuno mi chiede "perchè un blog", amo ripetere le parole che ho letto e sentito mie, su uno dei primissimi blog che ho cominciato a leggere (oramai) molti anni fa: c'è chi va in terapia e chi apre un blog.

Andare in terapia dovrebbe servire a capire noi stessi e il nostro percorso.

E' ora di ammettere che non sto scrivendo perchè non ho voglia di capirmi.
Non ho voglia di interrogarmi, non ho voglia di fare passi per uscire da questo pantano.
Non ho neanche voglia di ammettere che sono in un pantano.

E così passano i giorni, le settimane, nascondendo dietro "le cose da fare" il bisogno di scrivere e portandolo ad essere una voce sempre più flebile che si perde nei rumori di fondo della vita di tutti i giorni.

Oggi guardavo le nuvole in un raro momento di cielo azzurro e nuvole bianche e mi sono fermata (davvero, fermata in mezzo al parcheggio) a pensare al Portogallo e alle sue nuvole bianche così basse da arrivare a pensare che con una scala di 3 metri forse si sarebbe arrivati a toccarle.

Sono passati quasi cinque anni e quel ricordo non è sbiadito.
Come non è sbiadito il ricordo del rimescolamento interiore, dell'inadeguatezza, della paura, quando mi sono trovata davanti per la prima volta all'oceano a Cabo Espichel . A chi lo racconto, spesso non capisce perchè avevo paura.

Chissà se l'Orsina si lascerà interrogare dalla potenza della Natura o se ci passerà sopra incurante.

Nuvole nere all'orizzonte, ancora una volta: niente primavera quest'anno e nonostante questo, le mie spighe di grano cercano di passare ugualmente dal verde al biondo.