16.9.16

di cori e di cantori

Caro amico/a che leggi la Taverna,
domani sarà un giorno "importante" per me: sarà l'ultima volta che canterò e tu non mi hai mai sentita  cantare, ne mi sentirai mai.

Mi è stato detto "mai dire mai!", ma per me questa è una certezza: domani canterò con IL coro. Quello che mi ha accompagnato per anni, quello che "massì la impariamo subito" "massì inventiamo le seconde voci", quello in cui ho fatto milioni di volte la solista (tirandomela anche un po'), e in cui ho gorgheggiato improbabili e fantastiche seconde voci (tirandomela ancora di più, con fuori i polmoni per sentirmi). Quello con cui abbiamo fatto qualche concerto, preparato a regola d'arte soprani - contralti - tenori.
Quello in cui, ai tempi d'oro, riuscivo a giostrarmi in più di una parte, a seconda delle necessità.

Quello con cui ho portato le chitarre elettriche arpeggiate in chiesa al venerdì santo, e che brividi.
Quello che nei momenti topici aveva il sax come intro.
Quello dei tamburelli per tenere il tempo.

Quello che, al mio di matrimonio, era organo, batteria, chitarre elettriche, tromba e tante magnifiche voci.

Quello che poi, mi sono girata ed eravamo cresciuti.
Quello che quasi tutti abbiamo figliato e abbiamo altri impegni.

Quello che, mi fa male a dirlo, a pensarlo, non tornerà più.
Come del resto la prima giovinezza che diventa ricordo.

Fa male, salutare qualcosa che ti ha dato tanta felicità (tra i ricordi più belli, il concerto fatto una settimana dopo aver scoperto di avere l'Orsetta nella pancia e quello a poche settimane dal termine).

Fa male pensare che, caro amico/a, non potrai mai sentire, davvero, "cosa" eravamo.

Fa male, anche se forse non riesco a fartelo capire.