26.10.12

la simpatica colon del giovedì

Come è grigia la mia Brianza oggi.
Un grigio stanco, asfissiante, terribilmente opaco.
Puoi lavorare in un ufficio con le pareti bianche e arancioni, con una officina con macchinari verdi e gialli.
Puoi indossare calze a righe di caldi colori autunnali e un maglione color ciclamino.
Puoi fare tutte queste cose, ma quando la Brianza è così grigia, mi ingrigisce anche il cuore.

Forse è per l'anestesia di ieri, che si è aggrappata al cuore oltre che alle membra, e mi ha portata in un gorgo scuro, nero e denso fatto di spossatezza, zero volontà e zero appetito (dannata preparazione alla colon. ho perso 2 kg di liquidi in 1 gg e mi ha tolto la voglia di mangiare).

Forse è che l'inverno incalza l'autunno (anche se mancano ancora quasi 2 mesi) e io sono in "fase letargica".

Forse è solo che è venerdì e che sono un pò giù per la colon.

E' che speravo, innanzi tutto, che con l'anestesia (non la totale) non avrei provato alcun dolore. Invece...
E' che speravo, dato quanto stavo bene, di trovare un intestino perfetto. Invece ci sono tratti ancora malati.
Lo so che sono passati solo 5 mesi dalla dimissione e dall'inizio della terapia, ma, come si dice, uno ci spera sempre. So anche che prendo solo Mesalazina e che risultati del genere per il tipo di terapia che faccio sono fantastici (data la situazione che avevo).

Adesso aspettiamo i risultati delle biopsie, ma ci vorrà quasi un mese.

Ecco, quello che cercherò di fare, è che non sia un mese solamente grigio.

22.10.12

Di Felix, di Orsetta e di sentimenti vari

Sono settimane piene di ogni sorta di sentimenti.


Mi ronzano nel cervello a velocità supersonica e non riesco proprio a sbobinarli.

Come spiegare quello che ho provato vedendo Felix Baumgartner in diretta tv: per chi non l’avesse visto, è quel pazzo sponsorizzato dalla Red Bull & Co. per lanciarsi dalla stratosfera; un’emozione fortissima provata per uno che, a dirla tutta, rischiava la vita per una cosa “stupida”.

Come spiegare l’emozione dolce, duratura e che stordisce, nel guardare i primi “lavoretti” dell’asilo nido dell’Orsetta-cuore-di mamma.

Come spiegare l’emozione silenziosa per la notizia di una perdita. Perché io le amo tutte le mie cancer bloggers e spero di leggerle per i decenni a venire, ma c’è anche la dura realtà di chi non ce la fa, di chi dura a dir tanto tre mesi dalla diagnosi e non riesce neppure a scoprire cosa sia la “blog terapy”. E’ un lutto che mi colpisce come una retta parallela, indirettamente (se preferite), ma che lo stesso mi ha fatto pensare per giorni, perché quando ad andarsene è un genitore, anche se i figli sono grandi, è pur sempre un genitore. E solo adesso che sono madre, mi rendo conto che le parole “se tu continui a vivere lo porterai dentro di te, perché tu sei così anche grazie a lei” sono come acqua su una ferita infetta: non lavano niente, non medicano neppure. Perché quel cordone ombelicale che ci lega alle nostre madri, ai nostri padri, quel cordone che è stato reciso per la prima volta alla nascita e che più volte è stato reciso nella vita (quando abbiamo imparato a camminare, a vestirci da soli, quando abbiamo cominciato a scegliere come vivere, a vivere fuori di casa etc..) in realtà si riformava ancora e ancora, in un’invisibile legame inscindibile neppure dopo la morte.

E’ stato come un deserto.
Come guardare Gerusalemme dal muretto del Dominus Flevit.
Silenziosamente assordante.

Lo so, ci sono le fasi del lutto, piano piano poi ci si convive con il dolore e tutto il resto, ognuno con i suoi tempi, come spiegava bene il libro consigliato dalla Wide, ma penso che in fondo la sensazione costante sia un po’ quella di Baumgartner: un lancio nel vuoto nel quale mi hanno detto che ho assolute probabilità di arrivare alla fine sano e salvo, ma nel quale ci sono io e non loro.

Di certo è che il lancio, prima o poi, finisce.

E lui, nonostante i rischi corsi, è atterrato sano e salvo.

12.10.12

Sai, figlia...

Sai, figlia, che comporta l'essere madre?
L'hanno già detto in tante, ti sembrerà ripetitivo:
la perdita di possesso del proprio corpo, dalla punta dei capelli a quella dei piedi
il sonno che diventa leggero
i sobbalzi al primo rumore notturno
le occhiaie... *sigh*
le alzate: per coprire con le coperte, per far cessare un pianto, per dare da bere...
le "cadute" chini per terra: per rialzare dopo una caduta, per far volare alti fino al cielo, per spiegare qualcosa...
la scomparsa del ribrezzo (che resta, ma che non si può fare altrimenti)
la comparsa della dote da infermiera per medicazioni e decisioni
il sentirsi una cuoca provetta e il sentirsi una cuoca inadeguata a seconda di quel che mangerai, perfida Gordon Ramsey...

E sai una cosa ancora, figlia? Per quante volte io ti dirò queste cose, fin quando non le proverai sulla tua pelle non le capirai davvero, come del resto fece mia madre con me e lo stesso mi trovo a pensare a queste cose già note come a qualcosa di nuovo. Come se avessi sempre visto una scatola sapendo quel che conteneva, ma il vederla aperta le da un senso nuovo.

Grazie comunque figlia mia, per accompagnarmi su questa strada ogni volta che ti dico "Andiamo?" con la mano tesa per prendere la mia... che alla fine non so più chi è che guida e chi è che segue.

2.10.12

basta un niente

Basta un niente per crollare.
Uno ha per la testa il marito e la figlia, il lavoro, il bucato, i vestiti da preparare per il giorno dopo che la sveglia suona alle 05:52, cosa cucinerà per cena.

Insomma, uno ha per la testa tutto, tranne il proprio trascorso ospedaliero.

Anche perchè sono passati 5 mesi.
Anche perchè fisicamente ci si sente abbastanza in forma.
Anche perchè "panta rei" e tutto scorre e il passato scivola in secondo piano.

Poi basta un niente

nella fattispecie infilare le mie adorate calze antiscivolo di cashmire color ottanio con i cuoricini sotto i piedi

e basta un piccolo gesto

nella fattispecie camminare solo con le calze antiscivolo sul pavimento di ceramica del bagno

per rimanere bloccati
terrorizzati
nel ricordo.

Quelle calze le indossavo in ospedale, con una bella coperta di lana sopra il lenzuolo e il copriletto, quando fuori la gente era già in maniche corte per l'eccessivo caldo fuori stagione.
Quelle calze le indossavo anche il giorno che ho fatto la mia prima colonscopia, con l'intestino pieno di ulcere, senza anestesia "perchè tanto è una rettoscopia" (invece, trovando "campo libero", si è trasformata in colonscopia ).
Le indossavo proprio quel mattino, quando prima dell'esame, aiutata dall'infermiera dolcissima, sono andata nel bagno della stanza delle colon e non avevo le ciabatte e ricordo perfettamente la sensazione della ceramica fredda sotto i piedi.
Sensazione di freddo che mi è rimasta addosso anche con le urla e il dolore per l'esame.

Amo troppo queste stupide calze color ottanio per buttarle via.
Ma sto facendo una fatica incredibile a scindere da loro questo orribile e paralizzante ricordo.

1.10.12

Le perle della Polla

Apriamo questa nuova categoria, sperando che riesca a strapparci un sorriso nelle giornate tristi!

L'Orsetta non ha mai dormito con il cuscino. Solo che all'asilo lo richiedevano, per fare la nanna. Allora guardo sul sito di una ditta di materassi vicina a casa se hanno quelli apposta per bambini. Li trovo alla voce "guanciali".

Dopo un pò di navigazione, mi giro verso di lei e le dico "Orsetta, allora andiamo a prendere il guanciale?" e lei, sorridendo tantissimo, porta il dito indice alla guancia ed esclama "mmmm!!" seguito da una linguetta tipo sammontana!!!

Inutile dire che ho riso per mezz'ora. :)
Anche la settimana è cominciata di nuovo, portando con se gli strascichi di pioggia e tempo incerto del fine settimana.

L'Orsettina ha peggiorato la "cozzite" e mi aspetto una settimana non facile al nido: è la terza settimana che ci va ma in realtà è come se fosse al secondo giorno di inserimento!

E' come se stesse pian piano capendo che non è un posto dove starà per poco: si sta piano piano rendendo conto che la realtà delle sue giornate si svolgerà in quelle quattro mura.
E in quel cortiletto con i giochi.
E in quel vasto bellissimo parco con laghetto dei pesci rossi.
(!!!!)

E' giusto e sano che faccia così e incredibilmente non ho il cuore in frantumi: durante il giorno poi si diverte, non piange a meno che gli rubino qualche giochino, mangia tutta la pappa felice e contenta, gioca... deve "solo" metabolizzare il distacco momentaneo, ma ci vorrà un pò.

Quello che mi stupisce sempre di mia figlia è che lei (ma credo tutti i bambini) non ha paura del "diverso": a un battesimo ieri giocava con una bimba dai tratti asiatici e tanti bimbi di colore e per lei, semplicemente, erano bimbi! Che ruolo complicato riuscire a farle mantenere questo "accettare l'altro" anche da grande!

L'educazione è un infinito percorso ad ostacoli.

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Per il resto l'Orsa sta bene, dai.

Ieri ho salutato una cara amica che parte per Londra, ma dato che non ho alcuna intenzione di lasciarla "perdere", credo proprio che l'Orsetta farà il suo primo volo aereo un pò prima di quando l'ho fatto io!

"Il varco è qui? (Ripullula il frangente

ancora sulla balza che scoscende...)"

solo che io lo so chi va e chi resta!