23.10.15

Appunti mentali di epifanie notturne

Ultimamente, oltre di moto, sto parlando di fotografia. 
L’Orsa non si ritiene una brava fotografa, anzi, anche se le piace molto trovare frasi o versi o didascalie alle foto che scatta. 
Ho avuto la fortuna di incontrare persone che “ne sanno” e con cui ho potuto parlare della “bellezza” a cui si cerca di dare voce nel fotografare corpi, specialmente  a quelli delle donne.

Tutto questo mi ha portato a riflettere sul rapporto che ho con il mio corpo e con il mio corpo segnato dalla malattia. Il problema è che io non riesco a vederla l'eventuale bellezza del mio. La bellezza in questo corpo in disfacimento dall' interno, in disfacimento all'esterno, non per età ma per malattia, io non la vedo.

Sono cicatrici che non scompaiono e non credevo fosse davvero ancora così

E’ come se vedessi ogni volta solo i difetti: le smagliature, la cellulite, le cicatrici…  Come se provassi ancora quella sensazione brutta, nel contare le mie costole come un Cristo deposto dalla croce, che ho provato tornando a casa dall'ospedale.

Sono felice di come sono ora, spessissimo mi piaccio, vestita bene, con i tacchi, truccata.

Ma non posso dire di amare il mio corpo. Ci tolleriamo a vicenda.

Mi è tornato in mente un post di Anna (animabella, quanto mi manchi e quanto ci sei sempre!) e mi ha fatto rendere conto che il mio percorso per riappropriarmi del mio corpo è ancora tutto in salita, più di quanto pensassi.

E che forse sì, guardarmi con occhi pieni di tenerezza, potrebbe aiutare.


21.10.15

Il mattino e altre perle

Mattina, sempre senza caffè, interno macchina, ore 7.40.
"Mamma, ma tu quando sei nata?"
"Il **/**/****, amore"
"Ah. E prima che nascevi te non C'era niente niente niente e poi Gesù ha creato il mondo e poi ha creato te"
"Errr... sì, non sono così vecchia, ma più o meno è andata così. Ma è Dio che ha creato il mondo, non Gesù."
"No mamma. Il mondo l'ha creato Gesù."
"No bimba, l'ha creato Dio, il papà di Gesù"
"COSA DICI, MAMMA!! È GIUSEPPE IL PAPÀ DI GESÙ!!! DIO È SUO NONNO!!!"
"..........Errr.......... eh bimba è un po' più complicato di così........perché non chiedi alla tua maestra di spiegartelo?"
"..mm... sì. Penso proprio che farò così".

AIUTO. davvero.

Fagiani, serate assurde e pensieri a go go

Ieri sera, tornando a casa nel buio della Brianza, ho trovato nella discesa ai box un fagiano femmina.
Un posto decisamente insolito! La poverina però si è spaventata tantissimo e ha cercato di scappare volando via, non rendendosi conto che sopra di lei c'era un soffitto di cemento durissimo. Uno, due, tre colpi tremendi, dettati dal bisogno di scappare, dalla paura, dall'adrenalina. E poi basta. Ha agonizzato un minuto o poco meno, ed è morta lì sotto i miei occhi.

Era bellissima.
Erano anni che non ne vedevo una da così vicino.
Aveva le piume "vive" e già riempite di piumetta invernale.
Era meravigliosa e morta.

Mi sono sentita uno schifo.
Lo so, non ho colpe particolari, eppure è stata talmente una morte incomprensibile e sbagliata che tutto questo ha cominciato a "lavorare" dentro di me, segno di un altro tipo di malessere.

E quindi.
Come Samarcanda docet, non si sfugge alla Morte. Puoi scappare agli spari dei cacciatori, ma se è il tuo momento, è il tuo momento punto. Senza se e senza ma.

E soprattutto.
Cara Orsa, non puoi salvare tutti, rassegnati.
O se proprio non sei capace di abbassare il capo, continua nella tua battaglia contro i mulini a vento, sapendo già però che qualcuno lo perderai sul campo.

E' preciso, matematico e un dato di fatto, soprattutto perché per salvare qualcuno, quel qualcuno deve voler essere salvato.

Se no, fa la fine della fagiana.

12.10.15

Sabato sera -

Non pensavo si potessero davvero azzerare i pensieri.
Non pensare a nulla e avere il sorriso sulla faccia, guardando il profilo dell'orizzonte sfilare a fianco, sui toni del viola e del blu dopo un tramonto già passato che si tramuta in notte.
Fluire solo con la moto, piegando quando c'è da piegare, frenando quando c'è da frenare, ascoltando le vibrazioni che la strada impone, il rombo del motore e il vento all'interno del casco.

E non pensare
davvero
a niente.

Nulla.

Il silenzio più totale.

La pace dell'anima, della mente, del cuore,
tutto incredibilmente fermo e immobile.

Rilassare i muscoli, le braccia, il viso contratto, il respiro che rallenta tranquillo,la vita che passa sotto i miei piedi una curva dopo l'altra, senza fare male.

Senza dire una parola,
ne con la bocca, ne con il cuore.

7.10.15

Scighera

Scighera.
La nebbia, come si dice da queste parti.
Questa mattina l'ho trovata alla soglia di casa e mi sono stupita: è la prima dell'autunno e mi sembra così presto.

Era una nebbiolina leggera, grigina, che si era adagiata sui campi come una coperta leggera e delicata.

Avrei voluto fermarmi e odorarla, fotografarla, lasciare che mi scorresse addosso.

Scighera. Che nome buffo, no?

2.10.15

Passaggio di testimone

Ci sono ricette che sono preziosi ricordi.
Quella di oggi ha un profumo e un gusto particolare: sa di infanzia, di legame materno, di partecipazione alla preparazione della festa.

E' una ricetta preziosa, che profuma la casa dal giorno prima della cottura, inebriando i sensi di cioccolato fondente, di cacao amaro, di amaretti, biscotti secchi, rum e cognac.

E' una torta impegnativa e verso la quale ho sempre un timore reverenziale: domani la cottura.

Oggi l'assaggio dell'impasto, affidato a mia figlia, come una volta facevo io prima di lei:
"Orsetta, ci sono tutti i sapori? Secondo te è abbastanza dolce o ci vuole ancora un po' di zucchero?"
E ci ha pensato, seriamente e mi ha risposto, con suo gusto e allo stesso tempo correttamente.

Era felicissima, lei, investita dell'onere-onore.

Sono con le lacrime agli occhi, io, ora che posso non farmi vedere.