7.9.15

Mai più e per sempre

Sabato è stata una bella giornata.
Un blog-versario felice, un matrimonio di amici a cui mi sono divertita molto.

E poi.

E poi la chiamata che sapevi prima o poi sarebbe arrivata: la zia terminale che se ne è andata a poco più di due mesi dalla diagnosi.

E allora ti togli l'abitino corto, i tacchi, le forcine, il trucco e infili i jeans, le scarpe da ginnastica, il felpone pesante e un mollettone nei capelli e vai. E niente trucco, che non servono più maschere ma solo facce vere, libere di piangere e mordersi le labbra se necessario, senza il pensiero di sporcarsi di nero e rosso vivo.

E la tua presenza richiesta tra le righe, timidamente, è accettata e diventa parte importante.
Perché ti trasformi nell'Orsa che sa che non può dare spazio ai sentimenti cupi, perché c'è bisogno di qualcuno di freddo e razionale e lo diventi, automaticamente: fredda e calda insieme, come i tuoi occhi. E agisci. Anche se sei la più "piccola", agisci.

E il Nero non ha spazio, e insieme alla razionalità compare anche la serenità di una malattia senza sofferenza se non nelle ultimissime ore sedate dalla morfina, di un riavvicinamento sincero di tutti i nipoti, senza secondi fini.

E poi la visita delle persone e i "non voglio vederla, dopo non dormo di notte. Voglio ricordarmela com'era" e i "non sono andato a trovarla perché pensavo solo di disturbare e che non avesse piacere" (mi chiedo su che basi) e la mia faccia stupita, e il loro imbarazzo.

E i ricordi, i tanti ricordi di quella casa, dalle piastrelle ai quadri appesi, allo zucchero macchiato di caffè e acqua frizzante di quando ero una nanina poco più grande dell'Orsetta.

E ora, un piccolo seme di dolore si apre.
Ora, oggi, pensando ad Anna, ad O. e a mia Zia, ultima di un elenco sempre più lungo.

Sento il bisogno di un sigarillo, per sputare fuori con il fumo questo male, o per anestetizzarlo, o per fare finta che non ci sia.

Ma resto qui, sconclusionata, ad attendere l'onda grossa che arriverà, ne sono certa e spero questa volta di riuscire a non affogare.

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