Che effetto si fa a chi legge?
Sento dire da alcuni non addetti ai lavori che “i blog sono uno strumento inutile”; da altri che “lo stile con cui viene scritto il blog proprio non mi piace” (ovviamente generalizzando a tutti i blog).
Sento poi dire dagli addetti ai lavori che “i blog non sono più come quelli di una volta”.
Ieri sera ero nella mia taverna vera e appollaiata sul divanetto a due posti riflettevo che la taverna di qui ha accompagnato la realizzazione di quella vera, da quando era solo un pensiero, a quando è diventata un elemento concreto con arredamento (anche se ancora spartano) e grazioso lampadario non di marca.
Prima che agli altri questa taverna qui è servita a me, anche se stilisticamente faccio schifo e sono certa che nessuno arriverà a stampare me e a tenermi sul comodino, come invece davvero farei con lei come con molti altri.
Mi si potrebbe obiettare che sarebbe bastato un diario privato e non un monolocale sulla rete.
Avete ragione.
Eppure nel mio monolocale-pianobar, ho ospitato le persone più disparate che capitavano per caso da me… persone che mi fanno vedere la vita da angolazioni differenti. Che sia l’anonimato a rendere più semplice questo approccio, o forse lo è il fatto che una volta spento il pc queste facce fatte di pixel e bite restano li dentro e non qua fuori a vedere il grigio che resta, bhe non mi importa. Non ho creato un alter ego della persona che sono veramente: io sono così, sono un’Orsa a colori che si sporca con tutto il grigio del quotidiano e che cerca di spazzolarsi sempre per tirare fuori il meglio, anche se pieno di ironia, felicità e a volte di dolore. Urlo la rabbia a parole con le quali mi taglierò a rileggerle dopo qualche tempo; ma urlo la rabbia e ci medito sopra e spulciando qua e la a volte capisco anche questa rabbia, che si trasforma allora in un innocuo riccio come Jura, con il quale una volta addomesticato, puoi giocarci a “salterello”.
Non è “per farmi vedere” che scrivo.
Non scriverò mai per quello.
Scrivo per “quell’urgenza di scrivere” che esiste in tutti, ma in alcuni si fa più forte.
Anche quando magari mi viene solo da scrivere dell’impossibilità di scrivere, di quando mi sento come l’erbetta intirizzita nell’alba che sa già che il sole invernale non le scalderà il cuore, ma che ci prova lo stesso a lasciarsi asciugare.
Oppure di quando provo a scrivere milioni di volte un’ode all’amore che provo e invece non trovo mai le parole corrette e piene per farlo.
Sono un’Orsa.
E me ne vanto.
:)
3 commenti:
che effetto fa? che c'è un errore di ortografia nel titolo! :P
concordo in pieno sul bisogno di scrivere, sul bisogno di esprimersi... io non lo so fare con la musica, non lo so fare dipingendo, non lo so fare graficamente. mi sembra che il modo migliore in cui mi riesca sia la parola.
arry
:-) bella conclusione
@arry: d'oh!!
@alessandra: :DDD
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