Sono figlia di due infermieri. Cugina di infermieri. Nipote di infermieri. Amica di medici.
La mia vita è stata un rapportarsi alle malattie come qualcosa di più comprensibile rispetto ad altri, o almeno credo.
La mia infanzia è stata uno sbucciarmi anche gravemente (ma si fa per dire, che i bambini sono fatti di gomma) le ginocchia e avere le fasciature più “fashon” e ben fatte del vicinato: questo tanto per buttarla sul ridere, si intende.
La mia adolescenza è stata avvolta in questo mito dell’aiutare il prossimo, dell’alleviare le sofferenze, mito, che ci tengo a sottolineare, alimentavo da sola senza l’aiuto di nessuno eh.
Per me l’idea di fare l’infermiera era la cosa più bella che si potesse fare. Dopo la veterinaria, ovvio.
Poi entrambi i lavori mi sono andati in noia, in delusione, in rabbia.
A volte però mi chiedo cosa sarebbe stato in questi anni di malattie per me e per i miei, se non avessero conosciuto quello di cui sono affetti. Se non avessero saputo spiegare anche a me e mio fratello il significato di quelle parole incomprensibili che fanno apparire tutto ancora più grave.
Spesso mi sono rintanata dell’immenso dizionario medico per cercare di capire quando non ottenevo risposte, quando la competenza dei miei genitori veniva messa in “ombra” dal fatto che in quel momento erano solo pazienti e anche se conoscevano la loro terapia, anche se conoscevano le dosi di principi attivi assunti, anche se facevano presente che forse, ma solo forse eh, se si diminuiva il principio attivo non era poi così corretto…
Forse eh.
E vedere altri occhi che non reggono il tuo sguardo arrabbiato e furente, dopo. E nel dizionario medico non ci sono risposte al riguardo.
Già. Ma fa niente su, non piangiamoci addosso.
Pronti ancora una volta ad affrontare dei dott House nostrani, arroganti, che pensano sempre che il dottore precedente sia un perfetto idiota, ma che non giungono alle sue stesse rapide, spettacolari conclusioni.
Per fortuna che ne conosco anche alcuni che non sono così.
La mia vita è stata un rapportarsi alle malattie come qualcosa di più comprensibile rispetto ad altri, o almeno credo.
La mia infanzia è stata uno sbucciarmi anche gravemente (ma si fa per dire, che i bambini sono fatti di gomma) le ginocchia e avere le fasciature più “fashon” e ben fatte del vicinato: questo tanto per buttarla sul ridere, si intende.
La mia adolescenza è stata avvolta in questo mito dell’aiutare il prossimo, dell’alleviare le sofferenze, mito, che ci tengo a sottolineare, alimentavo da sola senza l’aiuto di nessuno eh.
Per me l’idea di fare l’infermiera era la cosa più bella che si potesse fare. Dopo la veterinaria, ovvio.
Poi entrambi i lavori mi sono andati in noia, in delusione, in rabbia.
A volte però mi chiedo cosa sarebbe stato in questi anni di malattie per me e per i miei, se non avessero conosciuto quello di cui sono affetti. Se non avessero saputo spiegare anche a me e mio fratello il significato di quelle parole incomprensibili che fanno apparire tutto ancora più grave.
Spesso mi sono rintanata dell’immenso dizionario medico per cercare di capire quando non ottenevo risposte, quando la competenza dei miei genitori veniva messa in “ombra” dal fatto che in quel momento erano solo pazienti e anche se conoscevano la loro terapia, anche se conoscevano le dosi di principi attivi assunti, anche se facevano presente che forse, ma solo forse eh, se si diminuiva il principio attivo non era poi così corretto…
Forse eh.
E vedere altri occhi che non reggono il tuo sguardo arrabbiato e furente, dopo. E nel dizionario medico non ci sono risposte al riguardo.
Già. Ma fa niente su, non piangiamoci addosso.
Pronti ancora una volta ad affrontare dei dott House nostrani, arroganti, che pensano sempre che il dottore precedente sia un perfetto idiota, ma che non giungono alle sue stesse rapide, spettacolari conclusioni.
Per fortuna che ne conosco anche alcuni che non sono così.
Per fortuna che c'è ancora qualcuno che non la butta sul "risultato aziendale" ma sulla salute del paziente.
Per fortuna.
1 commento:
è vero i medici italiani hanno questo brutto vizio, di considerare chi l'ha preceduto un idiota. I medici olandesi invece non lo hanno. E dire che in sette anni che ho vissuto qui, di guai ne hanno combinati, e parecchi, ai miei figli e a tanta altra gente che conosco. Solo un po' di mesi fa, uno specialista mi ha detto a proposito del medico generico: be', lo potresti denunciare. Non ha detto che era un idiota, però.
Non è tanto per incoraggiarti, ma i medici italiani non sono così male.
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