25.1.08

oggi

Questa mattina, nel mio pensiero - non pensiero lungo il tragitto in auto verso l’ufficio, mi sono ritrovata a pensare alla neve e alle mie montagne. Ricordo che quando ero piccola, le si vedeva innevate completamente da novembre a marzo, mentre sono un paio d’anni che la pietra vince sul gelo e non è più un bianco rosato quello che si staglia davanti ai miei occhi, ma cime azzurrognole per la lontananza, del Resegone e delle Grigne.
Respiro una costante aria di stallo tra primavera ed estate, senza che l’inverno arrivi a placare le corse con la sua neve, con il suo riposo.

Riposo.
Ho le membra sempre in tensione. Anche a letto, anche alla sera. L’attività onirica è tornata a pianta stabile ogni notte, colpa del freddo, del caldo, delle mille cose da fare e no, non dei peperoni che ho abilmente bandito dalle cose da mangiare.

Vedo fiorite primule ed ellebori insieme, e le gemme fanno capolino dai rami. “Sono qui!” dicono “Sono qui e aspetto! Primavera, sbrigati!” e ondeggiano ridanciane al vento solleticante le frizzantino.

Tutto il resto è sterpaglia che attende la rinascita, in campi umidi di nebbia e fango.

Ecco la differenza tra il subire le stagioni e l’attenderle con ansia.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ciao, mi chiamo Giuliano, 24 anni, faccio il giornalista. Mi piace la vita. Volevo scrivere un pensiero così. estemporaneo.

Ho immaginato la vita distribuita nell'arco di una giornata: alba alle 6, tramonto alle 18. Mi sono chiesto: "Io adesso a che ora sto?" "10-10 e mezza", mi sono risposto. C'è ancora un bel po' di luce da godere, ciò mi fa sentire fortunato.

Un altro giorno ho chiesto al CdC (Consiglio del Cielo), con una mozione, di vivere non una vita, ma una e mezza, almeno una e un quarto. Niente da fare, mi dovrò accontentare.

Ho letto un vostro titolo, "le stagioni del sole". Mi ricorda una canzone, che a un certo punto fa: "io prendo un treno che mi paga Dio, che ti devo dire... si prende il treno che si può".

Bello il blog, complimenti all'autrice e ai commentatori. Magari passo a ritrovarvi. Scusate il poema, saluti.

giu