Intenso profumo di terra bagnata dalla pioggia: delizioso ricettacolo di ricordi.
Ti aspetti anche di ingoiare una di quelle zolle e invece ti sorprende con una leggerezza impensata, che scompare una volta inghiottito.
Tra un calice di Negramaro e un risotto al Valpolicella (odio la panna a mantecare il risotto, ma con che cosa avrebbero potuto togliere l'acidità del mio vinodelcuore?), stanotte ho fatto ancora sogni in tecnicolor, in netto contrasto con il grigiore mattutino.
[Edit: grazie a Orso per le correzioni e per questa curiosità: l'origine del nome Negroamaro non è altro che la ripetizione della parola nero in due lingue: niger in latino e maru in Greco antico. Insomma, il nero ritorna sempre!]
Nessun commento:
Posta un commento