E', credo, dalla prima lezione del corso di pasticceria che "scherzo" (ma mica poi tanto), sul fatto che fare davvero pasticceria è un'arte Zen. Ma più le lezioni proseguono e più provo a toccare con mano le ricette e i tempi, più mi accorgo che non è una banalità. Così ieri sera, all'ennesima stoccata tirata a J. quando ci intimava di girare lentamente la glassa, pena antiestetiche bollicine d'aria sul prodotto finito ("Niente da fare, arte Zen anche qui" gli ho detto), lui ha parato il colpo e affondato con un "sì è Zen. Dopotutto è un'intera e intensa scelta di vita".
Colpita e affondata.
Perché che ci fosse un filo rosso che unisse il mio percorso di Taiji a quello di questo corso di pasticceria, proprio, non lo credevo possibile.
Ho addosso un grande senso di disagio per come sto conducendo la mia vita in questi giorni e queste parole hanno colpito nel segno.
Mi aggrappo a questa frase, trovata tempo fa sulla rete, non ricordo neanche dove:
"PEACE.
It does not mean to be in a place where there is no noise, trouble or hard work. It means to be in the midst of those things and still be calm in your heart" - unknown -
(Pace. Non significa essere in un luogo dove non c'è rumore, problemi o duro lavoro. Significa essere nel mezzo di quelle cose e continuare ad essere sereno nel tuo cuore. - anonimo - )
1 commento:
tu lai, vero, che quando io ho qualche pensiero, delle tensioni o paure addosso mi do alla cucinoterapia. e' terapeutico, mescolare, impastare, aspettare la lievitazione, tuttala cucina è zen
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