9.6.06

sogni 1

Ok, mi girava per la testa da un pò... un pò tanto... volevo lasciarlo da qualche parte che non fosse un cassetto polveroso, e allora l'ho messo qui. Senza pretese.


Eccolo lì il nostro uomo. Avrà quasi 30 anni. I capelli biondo-castani e ricci, si intravedono appena sotto il cappello nero che indossa con un impermeabile. Invece i suoi occhi si vedono eccome, anche se porta gli occhiali: due occhi verde castani pieni dell’interrogativo di sempre, quello che si pongono le persone appena private della memoria: “Ma che ci faccio qui?”.
Ha nella mano una valigia.
Ha appena varcato la soglia d'ingresso di una stanza modestamente arredata, ma solare, quella che chiameresti Casa, se solo ne avessi una tua, ma che chiami Casa comunque, dato che infondo ti fa tornare bambino.

La porta si chiude dietro di lui lasciandogli in bocca l’amaro senso dell’abbandono. Non erano passati che pochi istanti ma tale era la situazione in cui si trovava e tale era la sensazione che provava.

La valigia, solo lei era in grado di dargli quel senso di concretezza e presenza terrena che le cose materiali sanno donarti e proprio consapevole di questo la posò a terra e lentamente alzò le braccia al cielo, sperando di librarsi in volo sopra quel pavimento di legno dal penetrante odore di cera. Non accadde nulla, se non che Lei entrò nella stanza e lo trovò così, immobile, volto come a una preghiera di supplica.
Appoggiò lo straccio e la piccola marmitta di vetro che stava asciugando e gli si avvicinò piano, lui era impietrito e lei si muoveva piano, lui era spaventato e lei rallentava ancora di più, fino a che, occhi negli occhi, passando una mano nei suoi ricci, ebbe il coraggio di dire “sei tornato…” . Lui annuì in silenzio. Lei lo abbracciò con quello slancio vitale che l’ha sempre caratterizzata e lui restituì l’abbraccio prima timidamente e poi con più calore, lasciando cadere la valigia per terra.

Il tonfo lo riportò alla realtà; fu allora che tutto si dissolse e si accorse che stava ad abbracciare l’aria e non il fragile corpo della sua amata… Scomparsa, una seconda volta.
Preso da grande malinconia si accasciò a terra e pianse amaramente e in silenzio, per ore, fino a che il sonno sopraggiunse. E sperò che durasse in eterno.
Solo allora tornò a vivere.

1 commento:

Lastwhitelf ha detto...

Soffre davvero tanto, quell'uomo.

Uno dei mali che fa soffrire di più al mondo.

Nonostante ci sia sempre qualcuno prodigo di consigli che, da dietro le spalle, ti bisbigli: "coraggio, c'è chi sta peggio"

Di nostro, però, non dobbiamo darci colpe per le sofferenze altrui.

Ogni persona percorre il cammino che essa stessa si crea. E non se ne può lamentare.

LW

PS: davvero un bellissimo racconto, in ogni caso. Complimenti.