19.7.15

Il problema non è entrare in un hospice.
Cammini, arrivi, lasci che le porte automatiche si aprano.
Sali i gradini e lasci che il tuo corpo si abitui alla nuova temperatura, che si abitui alla luce.
Lasci che i nervi si distendano con il suono della piccola fontana - piscinetta che c'è all'ingresso.
Lasci che i muscoli del viso si distendano guardando il salone colorato, "l'area relax".
Poi prendi un respiro e percorri i metri che ti separano dalla stanza e guardi con discrezione, perché magari hai capito male il numero, e poi ci arrivi, alla stanza.
E ci entri.

Il problema non è neanche parlare con chi è degente.
Coccolarlo, sorridere, parlare e stare in silenzio se necessario.
Farla sentire amata. Farle sentire la presenza. Farle sentire tutta la pace che si può.

Il problema,
almeno per me,
è uscire dall'hospice.
Uscire dalla luce, uscire dalla pace,
Essere ributtati nel quotidiano.

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A cosa serve una Taverna così piena di un nero elenco di cose negative?
Giorni, mesi, anni complicati.
Cuore ricucito in più punti.
Anima precaria.
Stanchezza, tanta, tantissima.
Senso di mancanza, forte.

Ne uscirò.

4 commenti:

Libraia Virtuale ha detto...

Il senso della taverna sta tutto lì, nelle ultime due parole.

Ti abbraccio.

ziacris1 ha detto...

La taverna serve a questo, a buttare fuori gli scazzi dei tempi duri, che ci sono sempre

Anonimo ha detto...

"Ogni tanto basta qualcuno di sconosciuto che ascolti i tuoi pensieri per farti stare meglio" cit.

OrsaLè ha detto...

Grazie a tutte, vi voglio bene