Ci sono luoghi di cui non conosco l’essenza per esperienza personale, ma perché li ho sempre associati a qualcuno che li frequentava. Edifici che magari vedi solo dall’esterno e che sanno di vita quanto i tuoi occhi riescono e il tuo cuore vuole percepirla.
Di lui ricordo i tanti graffiti sui muri perimetrali e il volto di Brandon Lee truccato da “Corvo” grande quanto una parete dipinto all’interno di una classe. Lo si vedeva d’estate, quando le finestre erano inevitabilmente aperte.
Passando dalla strada e andando verso il centro della città lo sguardo cadeva lì, perché forse, tra gli stretti muri di case da un lato e gli alberi dall’altro, quello era l'angolo che ti dava la bella sensazione di "ampiezza ed apertura" dato che lo spazio si allargava (con il cortile) e lo sguardo tornava a salire verso il cielo (l’edificio di più piani).
A vederlo svuotato completamente, senza neppure le macerie, ma pieno di bruna terra almeno all’apparenza fertile mi ha lacerato il cuore e fatta sentire triste.
E’ come se avessero cancellato anche un pezzo della mia storia a cui non ho potuto neppure dire addio.
1 commento:
Male.
Ed io lontana, troppo lontana.
Io che lì dentro ci ho speso qualcosa di più dei miei anni.
ISA=CASA, l'ho sempre ripetuto, ci credo sempre.
Isa...come un'amica, lei, per me, per noi.
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