E’ che la mia neve fa rumore.
E’ generatrice di rumore prima di cadere,
quando i miei capelli cominciano a prendere vita e diventare ricci e a incrociarsi tra loro, che allora li devo ammonire, se no si comportano male e fanno gli ischerzi come i capelli di Medusa, che poi invece del balsamo devo usare la boccetta del valium.
Fa rumore mentre cade,
che urla, ve l’ho già detto l’altro giorno, anche se la mia immagine allo specchio mi ha detto che potrebbe essere un problema solo mio, una sorta di “urlo interno” che viene personificato in ogni singolo fiocco di neve che è abbandonato a se stesso e a se stesso non ha che da badare, altro non sa altro non conosce che non sia la strada che ha già fatto, un po’ come le pecore del “canto notturno di un pastore errante dell’Asia”.
Fa rumore quando è caduta,
sotto i miei anfibi nerineri, contrasto deciso e abissale con il candido pallore del suolo.
Altro che Brianza inquinata.
Quando è caduta e gela, fa quel rumore che pare di schiacciare polistirolo espanso, e non ho ancora capito se mi piace o no come rumore…
E’ che è neve di città.
Infondo è fonoassorbente alla fonte
E restituisce il tutto alla sede finale del suo cadere.
In montagna è diverso.
Ma mancano ancora 42 ore.
2 commenti:
Ma quanta ispirazione ti do?! :D
(concordo sul rumore sordo di polistirolo. Buona montagna!)
Gaccie! :D Lè
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