“Vorrei fare riferimento al titolo “Come lampada che brilla in un luogo oscuro” […]. Questa parola è presa dalla seconda lettera di Pietro laddove l’apostolo descrive l’evento della trasfigurazione.
Pietro ricorda la voce scesa dall’alto: “Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto”. E poi scrive: “è così – con questa voce – abbiamo conferma migliore della parola dei
profeti, alla quale fate bene a volgere l’attenzione, come a lampada che brilla in un luogo oscuro”
(2Pt 1, 16-21). La voce dei profeti è dunque “come lampada che brilla in un luogo oscuro” e, dal
momento che ho chiesto a tutti voi di essere profeti nella Chiesa, questa lampada siete voi. Essa
brilla, dice ancora Pietro, “finchè non spunti il giorno e la stella del mattino si levi nei nostri cuori”
(2Pt 1,19): è il richiamo alle sentinelle del mattino che scrutano l’apparire del giorno e il segno della
luce.
Questa è dunque l’immagine proposta dal testo, una immagine che fa subito pensare a motivo del contrasto che si crea tra la fiamma e l’oscurità. La fiamma, infatti, è piccola, mentre l’oscurità della notte è grande. La fiamma è tremula, debole, fragile, a rischio: basta un niente per spegnerla. La notte e l’oscurità, invece, sono qualcosa di automatico: il buio è solido, va da sé. La fiamma della lampada va nutrita, coltivata. Al contrario, il buio non ha bisogno di niente perché cala da solo e rimane. Eppure questa piccolissima realtà che è la fiamma risulta vincente: vince qualunque buio, splende nelle tenebre, è la luce che viene nel mondo. Anche piccolissima, una fiamma vince l’oscurità, è sempre vittoriosa sulla notte. È questo ciò che sento: siamo una fiamma piccola, apparentemente fragile, insignificante; lo sono io, lo siete voi, lo è anche la Chiesa nel mondo. Ma questa fiamma fa risplendere una luce nella notte, è un segno di speranza, la si vede anche da lontano: è ricca, piena di calore, infonde fiducia, apre nuovi orizzonti. Siate questa fiamma! Siate questa lampada! Abbiate coscienza che essere una tale fiamma significa portare salvezza per il mondo. Siate coscienti che una fiamma, anche se piccola, vince la notte. E preghiamo insieme il Signore per essere sempre, costantemente, una tale fiamma di amore, di luce, di discernimento.”
Carlo Maria Card. Martini, veglia giovani, 19 maggio 2001
Questa è dunque l’immagine proposta dal testo, una immagine che fa subito pensare a motivo del contrasto che si crea tra la fiamma e l’oscurità. La fiamma, infatti, è piccola, mentre l’oscurità della notte è grande. La fiamma è tremula, debole, fragile, a rischio: basta un niente per spegnerla. La notte e l’oscurità, invece, sono qualcosa di automatico: il buio è solido, va da sé. La fiamma della lampada va nutrita, coltivata. Al contrario, il buio non ha bisogno di niente perché cala da solo e rimane. Eppure questa piccolissima realtà che è la fiamma risulta vincente: vince qualunque buio, splende nelle tenebre, è la luce che viene nel mondo. Anche piccolissima, una fiamma vince l’oscurità, è sempre vittoriosa sulla notte. È questo ciò che sento: siamo una fiamma piccola, apparentemente fragile, insignificante; lo sono io, lo siete voi, lo è anche la Chiesa nel mondo. Ma questa fiamma fa risplendere una luce nella notte, è un segno di speranza, la si vede anche da lontano: è ricca, piena di calore, infonde fiducia, apre nuovi orizzonti. Siate questa fiamma! Siate questa lampada! Abbiate coscienza che essere una tale fiamma significa portare salvezza per il mondo. Siate coscienti che una fiamma, anche se piccola, vince la notte. E preghiamo insieme il Signore per essere sempre, costantemente, una tale fiamma di amore, di luce, di discernimento.”
Carlo Maria Card. Martini, veglia giovani, 19 maggio 2001
2 commenti:
Bellissime queste parole... come tante altre... io sono stato "sentinella del mattino" e quell'esperienza è radicata in me
Good jjob
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