18.9.06

paranoie pizzose e inutili (forse)

Chi sei Orsa?
Questa domanda ha fatto capolino in questi giorni parecchie volte nella mia mente, colpa dello stress che mi sfregia anche il volto con un bell’erpes sopra il labbro e che mi ricorda che dovrei dare corda e rilassarmi ogni tanto, o forse colpa del ciclo mensile e dei soliti ormoni che salgono e scendono a picco a loro discrezione creando un down-di-morale tendente alla depressione.
Ho pensato anche di non aver vissuto a pieno questi anni di vita. Di non aver fatto molte cose, di essermele perse o lasciate passare via di lato. Ho pensato di avere dei rimpianti perché non ho avuto quella felicità lì, data proprio da quella cosa particolare che non ho gustato ne assaporato: ne ho avute di paranoie inutili in questi giorni.

Chi sei Orsa?
Questa domanda ridonda fuori da me sulle labbra di altre donne e non una, ma due o tre (naturalmente ponendo il loro nome e non il mio a questo fastidioso questio) che forse si accompagnano ai miei stessi “disagi mensili” o forse non hanno la forza di riconoscere il percorso che hanno fatto, il punto da dove sono partite e dove sono arrivate, ma una cosa fatta ad ampio spettro, non un semplice “ero in A e sono in B. Ma B è sperduto chissà dove”, ma un “ero in A poi sono andata in A zero, poi in A1 etc. etc. ..”. E’ difficile, lo ammetto tirare le somme, ma per quanto mi riguarda, per la mia persona, lo faccio inevitabilmente almeno tre volte all’anno: a capodanno, al mio compleanno (cioè ad aprile) e a settembre. E’ una cosa spontanea, che nasce da una “crisi” e sfocia in un ragionamento: ci ho messo anni ad apprendere la tecnica, ma Orso è riuscito ad insegnarmi bene.

Forse tutto nasce dal fatto che ho trovato davvero il mio cuore e fatto le mie “prime scelte di vita”.
Forse tutto procede anche dicendo che le “scelte di vita” mica sono semplici: se penso ad una Narsil che cerca di lottare ogni giorno, ad una Alice che lascia tutto per andare in Olanda, a una Sa che è decisa e convinta di seguire il suo sogno lasciando davvero tutto, o a una Giorgia che anche perché non vuole mentire al suo cuore lotta con tutta se stessa, cosa dovrei dire di me stessa? Che devo mettere in testa l’elmetto del coraggio e della volontà e continuare a vivere e convivere con i “disastri” e i “problemi” che per tutti hanno questo nome ma per ognuno han differenti gravità.
E forse tutto continua nonostante le “piogge torrenziali” perché mi sono fatta la mia bussola privata con un nord tutto mio intaccabile come se fosse dato dal magnetismo terrestre, anche se capita che non sono davvero quello che vorrei e capita che non so come fare. Ma poi mi riprendo sempre.
Ecco.
La luce vera è quella che si trova dentro il tunnel. Che è l’unica che ti fa uscire davvero. Che è l’unica che se ci rientri ti sa condurre. E non mi si dia per scontato che è semplice riconoscere la luce nel buio, che i fuochi fatui sono comuni come il tessuto per fare dei jeans: ci vuole tempo anche quando non se ne ha davvero.

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