28.12.17

2017 - 2018

Mi hanno regalato un anello pentagramma e ora devo imparare di nuovo come si scrive la musica perché ho smesso di cantare, di suonare, di essere quella che ero. E mi manca un po’ chi ero: testarda, che cantava sempre e soprattutto felice. Mi manca la mia felicità sai? Quella spontanea, sempre presente, quella gioiosa e viva, quella che sgorga e rende felice anche chi mi sta attorno. Mi vedo grigia ultimamente e no, non è soltanto perché sarebbe ora di andare a fare la tinta. Mi vedo grigia perché mi sto lasciando scorrere lungo il fiume: tengo il timone e la rotta, direziono anche la barca (e già è un passo avanti rispetto a qualche anno fa), ma non guardo più il paesaggio o lo guardo di rado. Non vedo fiorire i Calicantus, non osservo stupita la neve sui monti, non mi lascio parlare dal vento che soffia. Per fortuna non ho smesso di lasciarmi parlare dal mare, ma siamo lontani e il dialogo è breve e non riesce a dirmi tutto, a tirarmi fuori tutto.

Non fraintendere, ho tantissime cose e ne sono conscia: una casa, un frigorifero pieno, un conto con qualche spicciolo, un marito e una figlia che mi amano, una bella famiglia alle spalle, un lavoro e un ambiente di lavoro che amo nonostante tutto… insomma ho tantissime cose, molte più di tante persone che conosco e non. E allora? Allora questo senso di irrisolto che mi leggo addosso potrebbe sembrare quasi sciocco o sbagliato o irriverente verso chi sta male o non ha tutto quello che io posso fregiarmi con orgoglio di avere.

Però c’è. E’ lì che bussa allo specchio sotto forma di quelle macchie che compaiono quando lo stress mi mangia. “and If you don’t feel good, what are you doing it for?” Niente, non sto facendo niente per trasformare questa stasi. E questo anello ci voleva proprio, perché quando ho aperto la sua scatola è stata come una epifania che ho dovuto elaborare e con la quale non ho potuto scendere a compromessi.

Non ho rimpianti per questo 2017: ha dato, ha tolto, alla fine è stato un anno come un altro.

Non chiedo nulla a questo 2018: darà e toglierà, come tutti gli altri anni.

Chiedo qualcosa a me stessa però:

Vivi e lasciati vivere
Ama e lasciati amare
Canta, appena riesci
Suona, se puoi
Abbraccia sempre una volta in più di quello che vorresti
Ringrazia, per ogni giorno in più che ti è stato dato


Spero di tenerlo a mente ogni giorno.

8.3.17

08/03/2017 - Lettera a mia figlia

Oggi è la festa della donna, ma per me resta “l’anniversario del primo giorno che mi hanno fatto una fotografia del tuo musino, bimba mia, dentro il mio pancione”.
Per la prima volta da quando ho compiuto 18 anni non uscirò a “festeggiare”, anche se non siamo mai uscite proprio l’8.
Penso a te, bimba mia, donna che sarai: che donna sarai? Che donne ci saranno attorno a te?
Lavoro in una officina meccanica, sono da due anni l’unica donna.
Ma qui se lo dimenticano.
Ma questa cosa del dimenticarsi che sono donna  anche se a volte è davvero pesante, un po’ mi fa sorridere, perché con la perdita dell’identificazione del “genere”  si perdono anche le discriminazioni. E i privilegi. Ma mica si può avere tutto! (o no?)
Discriminazioni che ho provato sulla mia pelle come tutte le donne, a volte generate dalle donne stesse ed è questo che fa più male!
Che donna sarai? Cerca di essere una che non discrimina.
Cerca di attorniarti di anime belle: ci sono, fidati, in mezzo alla massa giudicante! Cercale! Sono tesori preziosi, fari dentro i dubbi del nostro sesso.
Fai tuo il “panta rei” che ti insegno da quando sei nata (al di là del successo del momento): tutto scorre, e tutto si lava via; ogni parola, ogni torto, ogni persona che non sa amarti, lasciali andare non trattenerli.
Anche se fanno male.
Ma l’acqua salata del mare cura le ferite e le purifica.
Ti lascio con le parole di Pasolini  “Ti insegneranno a non splendere. E tu splendi, invece”.
Splendi sempre, quando c’è il sole e quando c’è la tempesta: sii una donna dal cuore di acciaio e dall’animo buono che si commuove per un fiore che nasce.
Ti voglio bene, la tua mamma
OrsaLè

8 Marzo 2017

10.2.17

Primo dentino

'Spetta, 'spetta, 'spetta...
E' da Ottobre che non scrivo in Taverna?? Ecco perché ci sono tutte queste ragnatele!

Il tempo scorre veloce tra le mie mani, molto di più di quello che pensassi..

Ho un'Orsetta che sta iniziando a leggere da sola, e giornate sempre un po' similari. Fino a ieri, quando ero a casa perché avevo portato dalla pediatra una Orsetta con un inizio di tonsillite; "mamma mi dondola un dente!" Il primo.. E piange lei emozionata. E piango, io che ero in ospedale quando ha iniziato a gattonare e a lavoro quando ha cominciato a camminare. Allora, anche la farmacista che con l'antinfiammatorio per la bimba, ti dà sottolineandolo, un paio di campioni di crema contorno occhi e antirughe, passa decisamente in secondo piano.

Passa in secondo piano la stanchezza, le mani screpolate, le lavatrici da fare.


E affiora solo la bellezza di un amore infinito "Mamma, tu mi vuoi bene oltre il mare? Io ti voglio bene oltre l'oltre!" (che poi, che meravigliosa dichiarazione d'amore è? ).

La bellezza di una bimba che cresce come un giovane virgulto sano.
La bellezza dell'attimo.