28.6.16

Allora è così che piange un adulto

Alle 07.08 di questa mattina, mia madre ha chiamato per dire che mio zio era morto questa notte.
Il cuore mi diceva di andare a trovarlo domenica, ma il fisico non ha retto. 
Poi gli impegni, hanno preso il sopravvento, ma l'inquietudine è rimasta, dentro.
Come era già successo per mia zia.

E poi in un attimo è andato. 
Stanotte.

Lucido fino alla fine.

Solo che io, complice questa mancanza, all'annuncio telefonico sono scoppiata in un pianto disperato.

Di fronte a mia figlia e a mio marito.

Mi sono seduta sul letto e ho pianto come un vitello, insultandomi per non aver ascoltato ancora una volta quello che insistentemente diceva il mio cuore. 

Mamma quanto ho pianto. 
Un pianto disperato e non certo silenzioso.

E mia figlia, resa edotta da suo padre sull'accaduto ha detto:

"Adesso ho capito. Allora è così che piange un adulto."

Ho cercato di ricompormi, e le ho spiegato i sentimenti che mi giravano dentro ed era giusto che venissero fuori, perché se no  mi avrebbero fatto male.

Mi ha vista ridere, stare male, arrabbiarmi. Piangere effettivamente, non l'avevo mai fatto di fronte a lei. Perché l'idea è che la mamma debba essere roccia, porto sicuro, acciaio che non si spezza. Ma vedere che le mamme possono crollare per poi ricomporsi più solide di prima, sarà un bell'insegnamento lo stesso e me ne sono resa conto solo ora.

Eccolo, il granoturco che lo zio non vedrà maturare.
Ecco il ricordo indelebile di questo giorno, insieme alle parole di mia figlia:

Allora è così,
che piange
un adulto.



17.6.16

Arriva dal lago.
E quando arriva dal lago lo capisci.
Le nuvole sono diverse, il vento è diverso, cambia anche la luce.

In questi giorni di pioggia continua, oggi, arriva dal lago.
Ed è piena di spiriti e folletti agitati, pronti a far scendere il finimondo.

Non vedrà più San Rocco
ne Santo Stefano.
Non vedrà più le vie del centro,
ne la cooperativa agricola.

Non vedrà più le sue galline
ne il suo noce.
Probabilmente non arriverà a veder maturare
il suo granoturco.

Non vedrà più la tomba di sua madre e di suo padre,
dai quali sono andata a cercar conforto
"nonna... nonna aiutami."
E lei mi guardava ed era come guardarsi allo specchio,
sempre più uguale, sempre più lei, di cui conosco solo il volto,
di cui porto il profilo e il giorno di nascita..

Questa volta, è anche peggio delle altre.
E mi fa male questa malattia che uccide.
Mi porta via un affetto caro, un altro zio.
E mi sta lacerando andare avanti verso un'altra fine.